Origine storica
della chemioterapia
Origine storica della
chemioterapia
Innanzitutto è necessario occuparsi di guerra chimica, la cui paternità va
attribuita al chimico tedesco Fritz Haber.
Allo scoppio della Grande Guerra il dott. Haber dirige il prestigioso Kaiser
Wilhelm Institute a Berlino e il suo laboratorio chimico ha un ruolo centrale
nello sforzo bellico: sviluppa gas irritanti utili per stanare dalle trincee i
soldati nemici.
Tra tutti i gas studiati uno solo emerge per caratteristiche utili allo scopo:
il cloro.
Questo gas dal colore gialloverde è estremamente tossico ed è caratterizzato da
un odore soffocante che penetra violentemente nelle vie respiratorie.
Il 22 aprile 1915 l’esercito tedesco scarica oltre 146 tonnellate di gas di
cloro (detto dicloro o diossido di cloro) a Ypres in Belgio: le truppe francesi,
britanniche e canadesi prese alla sprovvista cadono come mosche cercando di
proteggersi le vie aeree con banali fazzoletti.
Fu una vittoria straordinaria per i tedeschi, ma Fritz Haber pagherà molto caro
questo attacco perché, qualche giorno dopo aver usato il gas, sua moglie Clara
Immerwahr, chimico pure lei, si suicida con un colpo di pistola direttamente al
cuore usando l’arma di servizio del marito che per questi servizi era stato
promosso al grado di capitano…
Gli Alleati nel frattempo si sono dotati di maschere antigas per cui il cloro
non è più un problema. Fatta la legge e trovato l’inganno. Haber per ovviare il
problema maschera mette a punto il fosgene, costituto da una miscela di dicloro
e monossido di carbonio. Meno irritante per naso e gola del cloro stesso ma
rappresenta la più letale arma chimica preparata a Berlino, poiché attacca
violentemente i polmoni riempiendoli di acido cloridrico.
Verso la fine della Guerra quando le vittime dei gas si contano a decine di
migliaia Haber lancia il suo ultimo ritrovato: il gas mostarda, detto anche
iprite. Il nome deriva dalla località in cui è stato sperimentato: le trincee di
Ypres in Belgio.
Gli effetti del gas mostarda sono terribili: provoca vastissime vesciche sulla
pelle, brucia la cornea causando cecità permanente e attacca il midollo osseo
distruggendolo e inducendo la leucemia.
Proprio da questa leucopenia (diminuzione dei linfociti nel sangue) nasce il
concetto medico di chemioterapia.
Ma andiamo per ordine.
La sera del 2 dicembre 1943 il porto di Bari era gremito da quasi una quarantina
di navi cariche di preziosi rifornimenti, tra queste la nave americana John
Harvey partita dal porto di Baltimora. La Harvey, a differenza delle altre navi,
aveva le stive piene di bombe all’iprite. Oltre 100 tonnellate di iprite (gas
tossico e vescicante) sotto forma di bombe lunghe 120 centimetri e del diametro
di 20. La nave sarebbe stata scaricata il giorno seguente.
Alle 19,30 uno stormo di aerei della tedesca Luftwaffe arrivarò nel porto di
Bari bombardando le navi.
La John Harvey colpita prese fuoco e l’iprite mescolata alla nafta delle
petroliere affondate formò un velo mortale su tutta la superficie del porto,
mentre i suoi deleteri vapori si sparsero ovunque intossicando i polmoni dei
sopravvissuti .
Il numero esatto di morti non si saprà mai, ufficialmente si parla di circa 1000
cittadini baresi uccisi.
Nel rapporto che seguì l’incidente vennero evidenziati dei fatti interessanti:
le persone colpite da iprite svilupparono una grave aplasia del tessuto linfoide
e del midollo osseo. Il colonnello statunitense Steward Alexander nella sua
relazione finale notò che dalle autopsie dei morti per iprite si notava una
notevole soppressione dei linfomi e dei mielomi.
Questo rinforzò l’ipotesi che solo un anno prima Goodman e collaboratori avevano
fatto sull’impiego di derivati dell’iprite.
I dottori Goodman, Gilman e Dougherty somministrarono mostarda azotata (derivata
dell’iprite) in sei pazienti affetti da linfoma maligno registrando un
miglioramento iniziale delle condizioni cliniche e una riduzione delle lesioni
neoplastiche. Poco importava se tale terapia era risultata devastante sotto
altri punti di vista: questo era quanto bastava perché venisse pubblicato nel
settembre del 1946 uno studio di portata epocale sull’effetto dell’iprite nei
linfomi. Tale studio venne pubblicato sulla rivista Science con il titolo:
“Azioni biologiche e indicazioni terapeutiche delle beta-cloroetilamine e dei
sulfidi”.
Tutto ciò diede inizio – purtroppo per noi – all’utilizzo della chemioterapia
che giunge fino ai nostri giorni.
Negli attuali bugiardini dei chemioterapici alla voce Categoria terapeutica
viene riportato: “Analoghi della mostarda azotata”.
“Le mostarde azotate – ce lo dice il Ministero della Salute alla voce Emergenze
sanitarie – furono prodotte per la prima volta negli anni Venti come potenziali
armi chimiche. Si tratta di agenti vescicatori simili alle mostarde solforate.
Sono in grado di penetrare le cellule in modo rapido e causare danni al sistema
immunitario e al midollo osseo”.
Quindi la chemioterapia è nata grazie ad un incidente di guerra ed è una vera e
propria arma chimica!
Lo scrivono nei bugiardini le stesse case farmaceutiche che li producono e lo
conferma il Ministero della Salute.
L’utilizzo in guerra di tali armi chimiche è vietato da numerose convenzioni:
Dichiarazione dell’Aja del 1899, Convenzione dell’Aja del 1907, Protocollo di
Ginevra del 1925 e Convenzione di Parigi del 1993, ma nella guerra al cancro non
solo sono legittime ma sono anche le uniche riconosciute.
Oggi ad un qualsiasi malato di cancro viene iniettato un mix di sostanze
chimiche vietate in guerra per la loro pericolosità dalla Convenzione di
Ginevra.
Conclusione
Iniettare una sostanza citotossica, cioè velenosa e mortale per le cellule
malate e sane, per il sistema immunitario, per il sangue, per la linfa, per il
midollo osseo, per il cervello e quindi per la Vita stessa non può essere
considerato un trattamento terapeutico, ma una vera e propria aggressione e
guerra chimica.
Se fosse vivo oggi il chimico Fritz Haber molto probabilmente farebbe la stessa
fine della moglie: si sparerebbe un colpo in testa nel vedere le armi chimiche
mortali, scoperte da lui in periodo di guerra, usate nei protocolli oncologici
nella Grande Guerra al Cancro….
Tratto dal nuovo libro di Marcello Pamio: “Cancro SPA”, rEvoluzione edizioni,
2016
www.macrolibrarsi.it/libri/__cancro_spa.php
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