Da quell’anno, infatti, il grano
subisce tre attacchi importanti le cui ripercussioni sulla salute mondiale
(dove si consumano prodotti derivati dal grano) sono sotto gli occhi di
tutti.
PRIMO ATTACCO
Il primo attacco è stato condotto in
Italia, nel 1974.
Siamo alla Casaccia, presso il lago
di Bracciano (Roma). La sede accoglie il CNEN (Comitato Nazionale per
l’Energia Nucleare), oggi ridenominato in ENEA (Ente per le Nuove
tecnologie, l’ Energia e l’ Ambiente).
Si sperimenta l’energia atomica a
fini pacifici. Viene portata a termine una sperimentazione sul grano per
mezzo dell’irradiazione con raggi X.
Nasce un nuovo grano: il CRESO. Cosa
ha di diverso?
La più importante novità ruota
attorno all’altezza della pianta che raggiunge i 70 cm contro i 150 e oltre
delle varietà nazionali non irradiate. L’importanza di avere un grano “nano”
deriva dall’essere più resistente all’allettamento e, di conseguenza,
all’ammuffimento pre-raccolta.
Tutti i produttori lo vogliono e, in
breve tempo, questo grano soddisfa il 50% della produzione italiana.
Qual’è l’aspetto negativo?
Per vedere la luce solare, il grano
nano Creso deve entrare in competizione con l’erba, alta quanto lui.
Al contrario, il grano alto oltre
140-160 cm soffoca l’erba e procede tranquillo il suo lungo percorso fino
alla maturazione e alla raccolta.
A questo punto per il grano Creso
urge un rimedio contro l’erba infestante.
Non ci sono problemi.
SECONDO ATTACCO
Nello stesso anno 1974 la Monsanto
brevetta il diserbante Glifosato. Dove passa lui non cresce più l’erba.
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Dal 1975, ANNO EMBLEMATICO, iniziano
i problemi alla salute, all’inizio sugli addetti al trattamento nei campi in
fase di pre-semina.
I problemi erano legati alla
tossicità acuta del diserbante e altrettanto gravi gli effetti genotossici
del glifosato, con comparsa di tumori e malattie da mutazioni e delezioni
nel DNA degli stessi operatori e dei loro familiari.
Alcune anomalie si cominciano a
notare, a distanza di migliaia di km dai campi, anche sui consumatori del
grano modificato e contenente ancora basse quantità di diserbante.
La più eclatante è rappresentata
dall’impennata della curva epidemiologica della malattia legata al glutine
più conosciuta al mondo: la Celiachia.
Da allora, e con l’avvento della “globalizzazione”,
il grano (e dunque iil glutine) è entrato in una miriade di prodotti
alimentari prima sconosciuti (o non consumati con assiduità): merendine,
brioscine, fette biscottate, grissini confezionati, biscotti, pan di Spagna
industriale, torte industriali, prodotti da forno per la prima colazione da
bar e resi disponibili nella GDO dove sono destinati tutt’oggi
principalmente ai bambini.
Per soddisfare la nuova esigenza
dettata dai Mercati la produzione del grano deve essere triplicata e altre
varietà di grano modificato vengono testati. Ma il problema è sempre l’erba
infestante. Urge una soluzione.
TERZO ATTACCO
Nasce allora un nuovo prodotto: il
DISECCANTE. E’ sempre il glifosato ma brevettato con uno scopo diverso dal
diserbante.
Stavolta il suo compito è di far
“anticipare” la maturazione del grano nei climi freddo-umidi del Canada.
E siccome il trattamento con questo
veleno viene effettuato nella fase di pre-raccolta, noi ingeriamo il
glifosato ogni qualvolta buttiamo giù un prodotto preparato con farina di
quel grano.
Si accorcia il periodo temporale di
vita in stato di buona salute dai 50 ai 30 anni poi ai 20… e siamo già ai
tempi d’oggi!
Oggi il glifosato si usa anche per il
riso, il mais, l’avena, per eliminare l’erba che cresce ai margini dei
marciapiedi.
Gli animali degli allevamenti
intensivi lo assumono attraverso il mangime.
Lo si riscontra nelle urine delle
donne gravide e nel loro latte dopo il parto.